Racconti di un traghettatore, 1991
acciaio, rete metallica, grès 80 x 360 cm C'è più di un segreto nel gioco delle onde, nello scorrere del fiume. L'acqua porta con sè altri luoghi e ne deposita le tracce sulla riva. Qualcuno su quella riva sta in ascolto. Immagini sottili di paesaggio che affiorano : per riportarle alla luce occorre invitarle a un viaggio. La mano applica, toglie, liscia e piega nello sforzo di cogliere quella vita nella forma che sta nascendo.(1992)
Gewerbemuseum, Winterthur, 1991 Il luogo del mito, Centro Culturale Elisarion, Minusio, 1992 Giovane Arte Svizzera, Museo Comunale Villa Ciani, Lugano, 1999 Art Suisse Contemporain, La Chaux-de-Fonds, 2000 Fondo Carlo Cotti, Kunstmuseum, Olten
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Quattro scafi di barche a forma di canoa, in ceramica annerita, capovolte, in modo da ambiguamente ricordare forme nautiche, quelle di pesci, balene, squali che siano. E' un'evocazione dell'acqua in quanto elemento di levigatezza, di flessuosità delle cose, ma anche metafora di avventure del «profondo», dei viaggi, della sfida alle paure ataviche. (Guglielmo Volonterio, 1992) Quattro oscure sagome come girate sottosopra, e quindi abbandonate e perlomeno inattive, si profìlano allo sguardo del visitatore che entra nella sala. E improvvisamente è come se egli avvertisse la presenza di un uomo che lo ha preceduto ed ora non è più: come se di colpo, dietro ad una duna della banchisa polare, ci si parassero davanti quattro kavak, da tempo immemore abbandonati da un precedente passatore. E il viaggio può riprendere, il tempo ricominciare a scorrere. Ma la potenzialità espressiva o immaginifica dell'installazione non si conclude qui: il suo fascino sta proprio nella implicita molteplicità di rimandi e di associazioni, nell'essere opera aperta che concilia la qualità con la polivalenza delle suggestioni evocative di uno spazio lontano o di un tempo remoto, l'uno e l'altro profondamente nostri e desiderabili. (Claudio Guarda, 1992)
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